Chico Forti, intervista all’amico Roberto Fodde: “La verità uscirà presto”

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di Valentina Magrin

tratto da www.cronaca-nera.it

Chico Forti, ormai lo sappiamo, non è solo. A sostenerlo e a combattere giorno dopo giorno affinché venga fatta giustizia e possa finalmente tornare a casa ci sono migliaia di persone. Anche i mass media negli ultimi mesi stanno dedicando molto spazio alla sua vicenda. La sua storia ve l’abbiamo già raccontata nel dettaglio.

Riassumendo: residente da diversi anni negli Stati Uniti, a Miami, Chico nel 2000 viene condannato all’ergastolo per essere il mandante dell’uccisione di Dale Pike, figlio di Anthony (detto “Tony”) Pike, avvenuta nel 1998. Chico in quel periodo era in procinto di acquistare da Tony il famoso Pikes Hotel di Ibiza. In realtà si trattava di una truffa ai danni di Chico, organizzata proprio da Tony Pike e da Thomas Knott, un tedesco che per molto tempo si era finto “amico” dell’italiano. Chico, che in passato aveva girato un documentario (Il sorriso della medusa) mettendo in luce alcuni presunti “errori di indagine” sull’omicidio dello stilista Gianni Versace (avvenuto a Miami nel 1997), non godeva di particolari simpatie tra la polizia locale. In particolare, aveva avuto dei problemi con il detective Gary Shiaffo, il quale inizialmente gli aveva fornito alcuni documenti riservati su Andrew Cunanan (ufficialmente l’assassino di Versace), ma col quale poi erano saltati gli accordi economici. Pochi mesi dopo moriva Dale Pike. Chico, che era stata l’ultima persona ad averlo visto in vita, fin da subito era stato interrogato e su di lui si erano concentrate le indagini. Ma proprio Gary Schiaffo gli aveva assicurato che la sua posizione non era a rischio. Così Chico, non avendo preso i dovuti provvedimenti (ad esempio nominare un avvocato), era stato arrestato e incriminato. L’epilogo è noto a tutti. Tuttavia, dall’analisi dell’indagine e del processo, sono emersi numerosi elementi che sembrano dimostrare l’assoluta estraneità ai fatti di Forti. Sembra, piuttosto, che Chico sia stato in qualche modo “incastrato” e che non ci sia alcuna prova della sua colpevolezza. Una dettagliata relazione tecnica su questi aspetti è stata presentata alla Farnesina dalla criminologa Roberta Bruzzone.

Chico, dicevamo in apertura, ha molti sostenitori e amici, reali e virtuali. Quest’oggi vi proponiamo l’intervista fatta a Roberto Fodde, la persona forse più vicina a Chico, sicuramente quella che con lui ha il rapporto più diretto. Sardo di origine, ma residente a Miami dal 1995, Fodde segue il caso Forti da 8 anni e collabora attivamente alla ricerca della verità. In tutti questi anni è diventato amico intimo di Chico, tanto che gli fa visita ogni settimana. È dunque la persona che meglio di tutti ne conosce gli umori e quella grazie alla quale Chico è costantemente aggiornato su ciò che succede nel mondo esterno:

“Ci aiutiamo a vicenda come veri amici – racconta Fodde –  dandoci consigli e pianificando tante cose in modo che lui non si senta isolato dal mondo ma senta di farne ancora parte. Negli ultimi 8 anni lo avrò visitato almeno 200 volte includendo Natali, Capodanni, Pasque e feste del papà. È sicuramente diventato uno dei miei migliori amici e non lo abbandonerò sino a quando lo vedrò uscire da quella maledetta porta di acciaio come un uomo libero. La verità uscirà presto!

Signor Fodde, innanzitutto, come sta Chico?

Chico sta relativamente bene. È un uomo molto forte anche se certamente provato da 13 anni in carcere con la consapevolezza di essere un innocente e con 3 figli dai cui affetti è stato privato forzatamente. Ha un dono naturale di una memoria, di uno spirito di adattamento ed una forza di volontà fuori del comune che lo hanno aiutato a farsi rispettare e stimare sia dalle guardie che dagli altri detenuti. Questa è una regola basica se Vuoi sopravvivere in un carcere di massima sicurezza dove l’80% dei tuoi compagni di sventura sono veri assassini o criminali incalliti e senza scrupoli.

Negli ultimi mesi il caso di Chico Forti è finalmente salito alla ribalta: se ne parla molto sul web e in tv, se ne interessano i vip – da Fiorello, a Jovanotti e Red Ronnie – ma anche i politici, come ad esempio il Ministro degli Esteri. Chico è consapevole di tutto questo affetto e interessamento?

Certamente. Chico è al corrente di tutto e di tutti coloro che stanno lottando apertamente per la sua causa. Riceve quasi regolarmente posta dall’Italia e da me con le varie notizie che riguardano sia il mondo esterno che il suo caso in particolare. Chico è estremamente riconoscente per tutti coloro, Politici, VIP e Giornalisti che hanno messo la faccia per battersi per la sua liberazione.

Sono molti i personaggi “poco limpidi” che ruotano intorno alla vicenda che ha portato alla condanna di Chico. Di loro, dopo la condanna di Chico, sembrano essersi perse le tracce. Lei ci può dire, da quel che Le risulta, ad oggi dove si trovano e cosa fanno? Iniziamo con Thomas Knott, il tedesco che presentò Tony Pike a Chico e “diresse” le prime fasi della truffa ai suoi danni. Ricordiamo anche che la pistola che ha ucciso Dale Pike, pur non essendo mai stata ritrovata, è compatibile con una Calibro 22, proprio il tipo di arma in possesso di Knott e che, invece, è stata ricondotta a Chico…

Thomas Knott risulta rientrato  in Germania subito dopo la “condanna” farsa a pochi anni, divenuti poi solo alcuni mesi, del “plea Agreement”, cioè del patteggiamento nel caso che lo vedeva coinvolto assieme a Chico nelle accuse di truffa e di omicidio. Era un truffatore condannato già in Germania per una truffa colossale, ha continuato a truffare quando era a Miami e continua a truffare anche adesso. Le ultime voci parlano di truffe affittando barche di lusso nel sud della Francia, non pagando i proprietari e lasciando a “piedi” i disgraziati che si affidano a lui nella transazione. Si è rifatto chirurgicamente la faccia ed è coinvolto in una pseudo truffa nella vendita di partecipazione di miniere in Africa assieme ad altri tedeschi.

Passiamo a Tony Pike, il padre della vittima, nonché l’uomo che voleva vendere a Chico Forti un albergo del quale in realtà non poteva disporre liberamente…

Dopo la morte del figlio, di cui non ha mai cercato di sapere chi fosse il vero assassino, visto che Chico Forti non e’ considerato tale neanche nella condanna (essendo stato condannato per essere il “mandante”, ndr), Tony Pike si è ripreso la proprietà dell’Hotel come se niente fosse successo. Ora lo ha dato in gestione a una nuova società e fa il “ritirato” ospite dell’Hotel sino alla fine dei suoi giorni.

Infine Gary Schiaffo, il detective che in passato aveva avuto qualche problema con Chico e che, dopo la pensione, era diventato consulente del Dipartimento Criminale di Miami, alle dipendenze proprio di Reid Rubin, Prosecutor nel processo contro Chico…

Il destino ha voluto che Gary Schiaffo, il leader detective nel caso della morte del presunto assassino di Gianni Versace Andrew Cunanan, e uno dei principali personaggi che hanno testimoniato contro Chico, sia stato arrestato nel 2010 per aver usato testimoni falsi mentre lavorava nell’Ufficio dello State Attorney (lo stesso al quale apparteneva il Prosecutor che ha che ha fatto condannare Chico) come investigatore di frodi assicurative… Questo fa capire come è facile mentire e far mentire pur di far condannare qualcuno.

Molto è stato fatto e molto ancora è da fare per riaprire il caso. Ci può riassumere ciò che è stato fatto?

Dal punto di vista processuale il caso di Chico Forti è considerato un caso chiuso: nel 2000 è stato condannato all’ergastolo senza sconti. È stato presentato un appello da parte degli stessi avvocati che lo hanno difeso in primo grado ed è stato rigettato senza motivazione. Successivamente sono stati incaricati dei nuovi avvocati che hanno presentato una azione legale che si chiama Post Conviction Relief Petition (o 3850), che consiste nella richiesta di rivedere il caso sulla base di elementi non presentati in Appello. Anche questa azione è stata rigettata senza motivazione più volte ( sono stati fatti ricorsi perché venisse ripresa in considerazione). Poi e’ stata presentata un’altra azione legale chiamata Habeas Corpus, molto importante perché permette ancora di poter prendere in considerazione elementi che possono far ridiscutere il caso. Per ragioni ancora a noi sconosciute questa azione legale è stata presentata dagli avvocati in ritardo di pochissimi giorni e pertanto rigettata. L’ordinamento Americano, nonostante sembrino perse tutte le speranze, permette ancora un’altra possibilità: chiedere di riaprire il caso sulla base di nuove prove, mai presentate né in dibattimento, né in Appello, né nelle varie azioni, e che non erano a disposizione dell’accusa e della difesa al momento del dibattimento o negli atti a disposizione delle parti.

Quali sono invece le prossime tappe?

Non abbiamo molte carte a disposizione, visto che moltissime delle montagne di prove dell’innocenza di Chico erano presenti negli atti del processo o nei documenti a disposizione delle parti, ma non sono stati utilizzati dalla difesa per ragioni che noi ancora non riusciamo a capire. Abbiamo comunque ancora una buona speranza che un giudice o una corte possa prendere in considerazione le nuove prove che stiamo esaminando per poter presentare questa domanda.

Dalle istituzioni americane, avete avuto qualche segnale positivo?

Nessuno, perché non abbiamo fatto ufficialmente ancora nessun passo, proprio per evitare che ci vengano messi i bastoni tra le ruote così come è successo nel passato. Il caso di Chico Forti è un caso scomodo, sta pagando per un crimine che non ha commesso le colpe di altri che non sono stati mai né investigati né addirittura cercati . Ecco perché qui negli Usa siamo assolutamente low profile con i mass media, sino a che questa domanda verrà presentata.

Finora c’è stato qualche segnale concreto che faccia ben sperare in una riapertura del caso?

Io ho la certezza, basata sulla conoscenza dei documenti, che Chico Forti è innocente ed è vittima di un clamoroso errore di Giustizia. La speranza è che una volta tanto si riesca a far ammettere le proprie responsabilità a un sistema che si considera quasi infallibile ma che ogni giorno è costretto a liberare persone che dopo anni di reclusione sono ritenute innocenti a causa di un errore giudiziario. Questo fa sperare che anche il caso di Chico possa essere rivisto da un giudice o da una Corte che abbia la coscienza da rifiutare che un innocente possa continuare a scontare una pena per un delitto che non ha commesso.

Come trascorre le sue giornate all’interno del carcere Chico?

Chico Forti  è una persona dal multiforme ingegno e da più di un anno insegna ai detenuti nelle classi del “RE-ENTRY” cioè dedicate a coloro che stanno ultimando la loro pena e stanno per rientrare nella società. Chico insegna Inglese, Spagnolo, General Knowledge (cultura generale), Matematica , Business etc…. Può anche leggere: il carcere ha una biblioteca e riceve regolarmente riviste. Ultimamente non pratica sport era allenatore della squadra di baseball e di pallavolo) perché un anno fa è stato operato di ernia.

Quando è stata l’ultima volta che ha visto Chico e come l’ha trovato?

Vedo Chico quasi tutte le settimane e negli ultimi 8 anni lo avrò visitato almeno 200 volte. Ci parlo telefonicamente tutti i giorni. Ha molta speranza in un aiuto del nostro Governo in maniera diplomatica, facendo capire alle autorità che noi teniamo alla sorte del nostro cittadino pur non intromettendoci nella loro giurisdizione, che non è possibile per uno Stato Sovrano. La diplomazia può fare tantissimo e questo caso di Chico Forti, secondo me, è un caso da risolvere soprattutto diplomaticamente perché eliminerebbe tanti ostacoli come ad esempio il rischio che Chico Forti, riconosciuto innocente, chieda un rimborso stratosferico per l’errore giudiziario: questo è un blocco a che il suo caso sia trattato senza paura.

Chico Forti: la storia di un italiano ingiustamente condannato all’ergastolo

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di Valentina Magrin

tratto da www.cronaca-nera.it

In assenza di prove, Chico Forti viene assolto dall’accusa di frode e circonvenzione di incapace. Logica vorrebbe che, venuto meno il movente, l’imputato venga assolto anche dall’altra e ben più grave accusa, quella di omicidio. I fatti, invece, prendono una piega assurda e Chico il 15 giugno del 2000 viene condannato all’ergastolo: La Corte non ha prove che Lei, signor Forti, abbia premuto materialmente il grilletto, ma ho la sensazione, al di là di ogni dubbio, che Lei sia stato l’istigatore del delitto. I suoi complici non sono stati trovati ma lo saranno un giorno e seguiranno il Suo destino. Portate quest’uomo al penitenziario di Stato. Lo condanno all’ergastolo senza condizionale!.

Non ci sono prove, solo una sensazione dietro la condanna di Chico. Una sensazione che deriva da un movente già smentito e dal fatto che la pistola calibro 22 che ha ammazzato Dale Pike, mai ritrovata, risulta di proprietà dell’italiano. Ma anche questo è falso: si tratta, infatti, della pistola che Chico tempo prima aveva pagato all’ex amico Thomas Knott, che quel giorno (tanto per cambiare) non aveva i soldi. Ma quella pistola, come testimonia anche il commesso del negozio dove è stata acquistata, l’aveva scelta e portata via con sé Knott, che di fatto ne era il proprietario.

Ecco che, ancora una volta, spunta il nome di Thomas Knott… Ma che fine ha fatto? Si tratta dell’uomo che disponeva dell’arma del delitto, si tratta dell’uomo che sapeva dell’arrivo di Dale Pike a Miami. Inotre, è con gli amici di Knott che Dale aveva detto di avere appuntamento… Ebbene, Knott mentre Chico è sotto processo viene arrestato e condannato a 15 anni di carcere per reati di truffa. Non verrà mai sentito “ufficialmente” in relazione alla vicenda Forti-Pike e poco dopo la condanna di Chico, grazie a un plea agreement (patteggiamento) verrà rimandato in Germania dove tuttora vive da uomo libero. Da notare che i contenuti di quel plea agreement sono rimasti segreti, tuttavia un compagno di cella di Knott ha dichiarato che si trattava di un accordo col procuratore Reid Rubin per incastrare Chico.

La domanda a questo punto è: perché? Cosa ha fatto questo ex campione di windsurf per meritarsi tutto questo? Sicuramente questo accanimento nei suoi confronti va oltre ogni ragionevole senso, tuttavia a ben guardare qualcosa sotto potrebbe esserci… Per capirlo bisogna tornare un po’ indietro, fino a Il sorriso della Medusa, il documentario di Forti sulla morte di Gianni Versace. Un documentario che mette in cattiva luce la polizia di Miami, insinuando che possa essere corrotta e che possa aver deviato le indagini sulla morte dello stilista. Sfortunata coincidenza vuole che il giudice Victoria Platzer, alla guida del processo che vede imputato Forti, avesse fatto parte della squadra d’indagine sul delitto Versace diretta da Gary Schiaffo. Della stessa squadra avevano fatto parte anche Catherine Carter e Confessor Gonzales, i detective che poco tempo dopo indagheranno su Chico. E Gary Schiaffo, che aveva rotto i rapporti con Forti per motivi economici, dopo essere andato in pensione era andato a lavorare come consulente al Dipartimento Criminale di Miami alle dipendenze di Reid Rubin, il prosecutor nel processo a Chico. Inutile a dirsi che le sorti dell’italiano non erano di certo in mano a persone che nutrivano per lui una grande simpatia… E infatti, racconta Chico, quando si era presentato al Dipartimento di polizia fornendo le proprie generalità gli era stato subito detto: <<Tu sei l’italiano che ha osato affermare che la polizia di Miami è corrotta? Nessuno può dire questo impunemente!>>.

Da 12 anni ormai Chico Forti è rinchiuso in carcere. Sono tante le persone che credono alla sua innocenza e in questi giorni come non mai le loro voci iniziano a farsi sentire, grazie anche all’appoggio di personaggi famosi. Ricordiamo fra tutti Fiorello, Red Ronnie e soprattutto Roberta Bruzzone. Quest’ultima, che ha anche avuto modo di incontrare due volte Chico in carcere, ha presentato un report molto dettagliato su tutta la vicenda, nel quale sono contenute le prove dell’innocenza di Chico: la palla ora passa al nostro Ministro degli Esteri, la persona che più di tutti può intercedere affinché ci sia una revisione del processo.

Chico Forti: la storia di un italiano ingiustamente condannato all’ergastolo. Seconda parte

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di Valentina Magrin

tratto da www.cronaca-nera.it

Pochi giorni prima della partenza, Anthony Pike rimanda il suo viaggio e lascia che il figlio Dale voli da solo alla volta di Miami. Il 15 febbraio 1998 ad attendere Dale Pike in aeroporto c’è Chico Forti in persona (Thomas Knott si era offerto di andarci al suo posto, ma Chico aveva rifiutato), che ha promesso a Pike senior di prendersi cura del figlio. A causa del ritardo dell’aereo e di qualche difficoltà nel trovarsi, Chico e Dale si incontrano solo alle 18.30. Dale però, a quanto pare, non ha nessuna intenzione di trascorrere le giornate seguenti con Chico: gli chiede infatti di accompagnarlo al parcheggio del ristorante Rusty Pellican, a Kay Biscayne, dove ha appuntamento con degli amici di Thomas Knott (ricordiamo che Knott e Pike jr si conoscono dai tempi d’oro del Pikes hotel).

Chico, in un certo senso sollevato dal non dover “badare” a un estraneo, accetta. Tra l’altro, Chico ha anche una certa fretta perché deve andare a prendere il suocero in arrivo in un altro aeroporto. Intorno alle 19 Dale e Chico arrivano al parcheggio del Rusty Pellican e si salutano, dandosi appuntamento al 18 febbraio, quando arriverà a Miami anche il vecchio Anthony. Ad attendere il giovane Pike c’è una Lexus bianca guidata da un uomo di origine ispanica vestito elegantemente.

LA MORTE DI DALE PIKE -Il corpo di Dale Pike viene trovato da un surfista la mattina del 16 febbraio a Sewer Beach, poco lontano dal Rusty Pellican. È stato ucciso con due colpi di pistola calibro 22 e poi denudato, ma dagli effetti personali lasciati intorno al suo cadavere è possibile risalire all’identità. Chico Forti apprende la notizia solo il 18 febbraio, quando si reca all’appuntamento con Anthony Pike ma non lo trova. Il giorno successivo Chico viene convocato dal Dipartimento di Polizia come persona informata sui fatti, dal momento che vicino al corpo di Dale è stata ritrovata una scheda telefonica con la quale il pomeriggio del 15 febbraio sono state effettuate delle chiamate (tutte senza risposta) al cellulare di Chico.

L’italiano, inevitabilmente, diventa uno dei principali sospettati. Non solo: gli viene detto che anche Anthony Pike è stato ucciso e così Chico, spaventato, commette un terribile errore: mente, dicendo di non aver mai incontrato Dale Pike. Il giorno dopo, però, ritratta e racconta tutta la verità. Nel frattempo chiede anche consiglio all’ex amico Gary Schiaffo (ricordate? Il detective che gli aveva fornito i documenti riservati per il documentario “Il sorriso della medusa”, con il quale però i rapporti a un certo punto si erano rovinati), andato ormai in pensione, il quale lo rassicura del fatto che la sua posizione non è a rischio (!).

Il 20 febbraio 1998 Chico consegna alla polizia i documenti relativi alla compravendita del Pikes hotel ma, con l’occasione, viene interrogato per 14 ore e arrestato. L’accusa nei suoi confronti è quella di essere il mandante dell’omicidio di Dale Pike. Come se non bastasse, viene accusato anche di frode e circonvenzione di incapace nei confronti di Anthony Pike, che avrebbe costretto a cedergli il Pikes hotel a una cifra irrisoria. Dale, accortosi della truffa, sarebbe andato a Miami con l’intento di bloccare l’affare e per questo sarebbe stato ucciso. Peccato che i fatti, come vi abbiamo raccontato, fossero andati in maniera molto diversa e che l’unico a essere truffato fosse stato proprio Chico! CONTINUA…

Chico Forti: la storia di un italiano ingiustamente condannato all’ergastolo. Prima parte

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di Valentina Magrin

tratto da www.cronaca-nera.it

Esiste un caso di cui non si parla tanto, o almeno non quanto si dovrebbe. Ed esiste un gruppo di persone che ogni giorno si batte, soprattutto attraverso la rete, affinché la situazione si sblocchi. Stiamo parlando di Chico Forti e del gruppo Facebook Chico Forti Free. Chico Forti si trova in carcere a Miami (Florida) dal 2000, con la prospettiva di restarci tutta la vita, dal momento che è stato condannato in via definitiva all’ergastolo. Cronaca-nera.it vi racconterà ora la sua storia, certi che alla fine anche voi vi unirete al coro di voci che chiede LIBERTA’ PER CHICO.

Enrico – detto Chico – Forti, classe 1959, è originario di Trento. Da giovane è un ragazzo molto sportivo e pratica a livelli agonistici il windsurf. Nel 1990 Chico è anche protagonista di una puntata del celebre quiz tv “Telemike”, dove si presenta come concorrente e vince. Grazie proprio a questa vincita, che gli permette di mettere dei risparmi da parte, nel 1992 Chico si trasferisce a Miami, in Florida, e precisamente nel lussuoso quartiere di Williams Island. Oltreoceano, l’italiano intraprende la carriera di conduttore di programmi televisivi che parlano di sport estremo e diventa anche filmaker e produttore. Inotre, si diletta a fare il mediatore immobiliare. Anche sotto la sfera sentimentale la vita di Chico è un successo: si innamora e sposa la modella Heather Crane: la coppia metterà al mondo 3 figli.

A questo punto della storia, che sembrerebbe destinata a un “happy ending”, arriva il primo colpo di scena, che apparentemente non ha nulla a che fare con Chico… il 15 luglio 1997 in Ocean Drive, sempre a Miami, viene ucciso lo stilista italiano Gianni Versace. Nove giorni più tardi il suo assassino, Andrew Cunanan, dopo essere stato accerchiato si suicida con un colpo di pistola alla testa all’interno di una casa galleggiante a Miami Beach.

Chico Forti, tramite un suo vicino di casa, il tedesco Thomas Knott (personaggio chiave di tutta la vicenda), riesce ad acquisire i diritti della house boat e decide quindi di girare un documentario-inchiesta (dal titolo “Il sorriso della medusa”) sulla vicenda, in collaborazione con una tv francese e con Rai 3. Chico però ben presto si rende conto che qualcosa non torna nella ricostruzione del suicidio di Cunanan: forse l’uomo è stato ammazzato altrove e trasportato nella casa galleggiante già morto; forse, addirittura, Cunanan non è nemmeno l’assassino di Versace. Si tratta di insinuazioni gravi, che rischiano di mettere in cattiva luce la polizia di Miami Beach. Ma Chico ha i suoi buoni motivi per pensarla così, dal momento che ha avuto modo di visionare dei documenti riservati fornitigli dal detective Gary Schiaffo dietro ricompensa economica.

Ad un certo punto, però, ulteriori accordi con Schiaffo (che avrebbe dovuto dargli la foto del volto di Cunanan, ma viene meno al suo impegno) saltano e l’italiano e il detective si lasciano in malo modo. Il documentario comunque è finito ed è pronto per andare in onda (clicca QUI per vederlo integralmente).

Ma torniamo ora a parlare di Thomas Knott… ve lo ricordate? È il vicino di casa che aveva aiutato Chico ad acquisire i diritti per la casa galleggiante… Knott ufficialmente è un maestro di tennis, ma in realtà è un truffatore condannato a 6 anni di reclusione in Germania e scappato negli Stati Uniti nel 1996. Chico, ovviamente all’oscuro di questa doppia vita di Knott, fa amicizia e si fida del tedesco. Un giorno, addirittura, lo incontra all’interno di un negozio di articoli sportivi intento ad acquistare una pistola: Knott, giunto alla cassa, si ritrova (casualmente?) senza carta di credito e Chico, da bravo amico, gli anticipa la spesa! Un gesto che, a distanza di tempo, si dimostrerà un gravissimo errore…

Thomas Knott da molti anni organizza i suoi loschi affari con un certo Anthony Pike, un anziano australiano che vive a Ibiza. Qui, negli anni Ottanta, Pike possedeva uno degli alberghi più esclusivi, ritrovo del jet set internazionale, il Pikes hotel. L’hotel, però, negli anni è andato in rovina e nel 1997 è solo lo spettro di se stesso. Pike oramai ne possiede appena il 5% (il restante 95% è sotto il controllo di una società), inoltre l’australiano non dispone nemmeno di questa piccola parte in quanto è stato interdetto, dal momento che è malato di Aids e negli anni, pare, ha perso di lucidità.

Ma la lucidità, quando si tratta di truffe e di denaro facile, ce l’ha ancora, eccome. Nel novembre 1997 Anthony Pike va a Miami a trovare l’amico Thomas Knott e in quell’occasione conosce Chico Forti, un uomo giovane, buono, di successo, con un discreto conto in banca… insomma, il perfetto “pollo da spennare”! Così Knott e Pike, il gatto e la volpe, organizzano la truffa del secolo: vendere il Pikes hotel a Chico. L’italiano purtroppo ci casca e così, nel gennaio del 1998, firma con Pike l’accordo (Knott viene tenuto fuori dalla cosa, perché nel frattempo Chico è venuto a conoscenza della sua natura “truffaldina”).

Alcuni giorni dopo Pike contatta Chico telefonicamente: suo figlio Dale, 42 anni, dopo essere rientrato dalla Malesia (dove viveva e da dove è scappato per motivi di soldi) vorrebbe andare a Miami a conoscerlo, ma loro non hanno i soldi per comprarsi i biglietti dell’aereo. Chico si offre di pagare e così si programma l’incontro. In realtà il motivo principale per cui Dale vuole fare quel viaggio è l’attività di produttore televisivo e cinematografico di Chico: il giovane Pike, infatti, vorrebbe proporre all’italiano un film, avente per protagonista la sua fidanzata (come si evince dalle mail tra Dale e la ragazza). CONTINUA…