Garlasco, omicidio di Chiara Poggi: assoluzione per Stasi anche in appello

stasi2

di Valentina Magrin

tratto da cronaca-nera.it 

L’8 novembre 2011, a due anni di distanza dall’assoluzione con formula dubitativa, Alberto Stasi è di nuovo in aula per il processo di secondo grado che lo vede imputato per la morte di Chiara Poggi.

Sono molti gli elementi che, almeno secondo l’accusa, devono ancora essere chiariti. A tal scopo il procuratore generale Laura Barbaini e l’avvocato della famiglia Poggi chiedono ulteriori accertamenti, in particolare su un capello biondo-castano lungo 1,2 centimetri trovato in mano alla vittima, e su una bicicletta presente nel garage di Stasi. Tale bicicletta, da donna e di colore nero, potrebbe corrispondere a quella vista da una testimone fuori da casa Poggi la mattina del delitto.Non si tratta però della stessa bicicletta su cui in passato era stato trovato il Dna di Chiara, che è da uomo e bordeaux.

Per quanto riguarda l’alibi di Stasi, inoltre, l’accusa sostiene che l’omicidio possa essere avvenuto tra le 9.12 e le 9.35, ossia in un tempo in cui l’imputato non era al computer. Si chiede anche che vengano fatte 3 nuove perizie: una per valutare i possibili percorsi compiuti da Alberto sulla scena del crimine, compreso il tratto di scale che conduce in cantina; un’altra relativa alle suole delle scarpe calzate da Stasi il giorno dell’omicidio e sulla loro capacità di trattenere tracce ematiche e la terza sul pc dell’imputato e sull’apertura dei file la sera prima dell’omicidio.

Infine, l’accusa si interroga su un intenso scambio di sms avvenuto nei due giorni precedenti l’omicidio tra Alberto Stasi e due suoi amici: i messaggi erano stati tempestivamente cancellati dai ragazzi, ma il sospetto è che possano riguardare una situazione di emergenza vissuta da Alberto, riguardante forse il suo rapporto con Chiara.

Nel corso della requisitoria, il procuratore generale chiede che Stasi venga condannato a 30 anni di carcere.

Il 6 dicembre 2011, però, la Corte d’Assise d’Appello di Milano pronuncia il suo verdetto, confermando la sentenza di primo grado e quindi l’assoluzione dell’imputato. Alberto Stasi è stato considerato ancora una volta innocente. Ora, tra mille incertezze, l’unica cosa certa è che l’assassino di Chiara Poggi, chiunque esso sia, è ancora in libertà.

Garlasco, omicidio di Chiara Poggi: le perizie e l’assoluzione di Stasi

stasi_assolto

di Valentina Magrin

tratto da cronaca-nera.it

Il 28 settembre 2009 viene depositata la prima delle 4 perizie chieste dal giudice Stefano Vitelli. Si tratta di quella medico-legale, che contiene almeno due elementi chiave a favore di Alberto Stasi. Il primo elemento riguarda le macchie di sangue presenti sul pavimento della villetta dei Poggi. Secondo i periti, infatti, meno di quaranta minuti dopo il delitto il sangue sul pavimento si era già seccato. Ecco perché Alberto, pur avendo camminato all’interno della casa, potrebbe non essersi sporcato le suole delle scarpe. Inoltre, se anche qualche traccia di sangue fosse stata raccolta dalle suole, si sarebbe verosimilmente dispersa nelle 18 ore successive, ossia nel tempo intercorso prima del repertamento delle scarpe. In quel lasso di tempo, infatti, Alberto aveva continuato a calzarle.

Tale risultato concorda con il risultato di un’altra perizia voluta dal giudice, quella chimico-sperimentale, nel corso della quale sono stati svolti esperimenti proprio con le scarpe dell’imputato. Il secondo punto della perizia medico-legale a favore di Stasi si riferisce al materiale biologico di Chiara trovato sul pedale della bicicletta dell’imputato. Secondo i periti del Gup esso non solo non è databile, ma non è nemmeno detto che sia sangue.

Il 10 ottobre 2009, con la deposizione della perizia informatica, viene dato il k.o. definitivo all’accusa. Per la prima volta, infatti, viene dimostrato che Alberto Stasi la mattina del 13 agosto 2007, per la precisione tra le 9,35 e le 12,20, era rimasto davanti al computer a lavorare alla tesi e a visionare materiale pornografico. I dati per poter affermare ciò erano stati involontariamente cancellati dai carabinieri che per primi avevano preso in custodia l’apparecchio, accendendolo e spegnendolo per un numero imprecisato di volte, inserendo chiavette usb e svuotando il cestino. Ma l’esperto questa volta è riuscito a trovarli in un angolo della memoria del pc. L’alibi fornito in tutti questi anni dall’imputato è quindi confermato.

Infine, per quanto riguarda i video e le foto pedopornografici, la perizia informatica osserva che non è detto che siano stati scaricati volontariamente da Stasi.

Dopo tutta questa serie di accertamenti il risultato del processo è scontato: il 17 dicembre 2009 Alberto Stasi viene assolto in base al secondo comma dell’articolo 530 del codice penale per insufficienza di prove.

Garlasco, omicidio di Chiara Poggi: il processo di primo grado

garlasco2

di Valentina Magrin

tratto da cronaca-nera.it

Il 3 novembre 2008 il pm Rosa Muscio chiede il rinvio a giudizio per Alberto Stasi. Il 9 aprile  2009 nel tribunale di Vigevano, davanti al Gup Stefano Vitelli, ha inizio il processo. L’imputato ha chiesto il rito abbreviato. Il destino di Alberto sembra irrimediabilmente segnato: per l’opinione pubblica quel biondino con gli occhi di ghiaccio ha ormai perso la maschera da bravo ragazzo ed è diventato un mostro, un pervertito capace perfino di ammazzare la sua fidanzata.

Già, perché il movente, nell’ipotesi accusatoria, è proprio questo:Chiara, la sera precedente l’omicidio, avrebbe scoperto nel computer di Alberto i video e le foto dal contenuto pedopornografico. Tra i due ragazzi sarebbe scoppiata una lite furibonda e lei lo avrebbe minacciato di raccontare ad altri il suo inconfessabile segreto. La mattina seguente Alberto sarebbe tornato da Chiara per un tentativo di riappacificazione ma, di fronte all’intransigenza della ragazza, l’avrebbe aggredita e uccisa.

In aula, i pm chiedono che Alberto venga condannato a 30 anni di reclusione, mentre la difesa ne invoca l’assoluzione. Il 30 aprile 2009 il Gup si ritira in camera di consiglio ma quando ne esce, a sorpresa, non emette alcuna sentenza, bensì dispone che si facciano 4 nuove perizie: una medico-legale, una informatica, una chimico sperimentale e un nuovo sopralluogo del Gup in persona nella scena del delitto. Tutto da rifare, quindi. Le prove portate da accusa e difesa non hanno convinto il Gup Vitelli della colpevolezza o meno di Alberto Stasi.

Garlasco, omicidio di Chiara Poggi: le indagini

garlasco

di Valentina Magrin

tratto da cronaca-nera.it

Gli inquirenti che indagano sulla morte di Chiara Poggi scartano fin da subito l’ipotesi della rapina finita male. Dalla casa in cui si è consumato il delitto, infatti, non manca nulla e i rilievi scientifici nella villetta individuano solo tracce di Chiara, dei suoi famigliari, degli investigatori, dei soccorritori, di un falegname che recentemente aveva fatto dei lavori lì e di Alberto Stasi.

È proprio su Alberto che si concentrano le indagini. Il suo tono di voce nella telefonata al 118 appare freddo e distaccato. Il suo alibi per le ore in cui si è consumato il delitto, ossia il fatto che era a casa sua a scrivere la tesi di laurea al computer, non convince. Inoltre, nelle suole delle scarpe che indossava al momento del ritrovamento del corpo di Chiara non ci sono tracce di sangue, e questo fatto insospettisce molto: il pavimento era pieno di sangue, com’è possibile che Alberto non l’abbia calpestato?

Infine, c’è la testimonianza di una vicina di casa che dice di aver visto una bicicletta appoggiata nel muro esterno della villetta dei Poggi proprio la mattina del delitto. Ebbene, nel pedale della bicicletta di Alberto c’è una traccia di Dna di Chiara.

Il 24 settembre 2007 Alberto viene arrestato. Il Gip, però, dopo 4 giorni lo scarcera, perché ritiene che non ci siano elementi sufficienti a giustificarne la detenzione. Alberto, seppur libero, resta l’unico indagato per la morte della sua fidanzata.

Il colpo finale alla sua immagine viene dato il 20 dicembre 2007, quando Stasi viene indagato anche per detenzione di materiale pedopornografico. I tecnici incaricati di analizzare il suo pc, infatti, trovano alcune decine di video e foto scaricati da internet e raffiguranti scene di sesso con minori.

 

Garlasco, omicidio di Chiara Poggi: il ritrovamento del corpo

chiara poggi

di Valentina Magrin

tratto da cronaca-nera.it

Sono da poco passate le 2 del pomeriggio del 13 agosto 2007. Inizia con questa telefonata il giallo di Garlasco, l’omicidio di Chiara Poggi. La persona che chiama il 118 è Alberto Stasi, 24 anni, il fidanzato di Chiara. È lui a trovare il corpo della ragazza:

Ma facciamo un passo indietro. Chiara e Alberto sono una coppia affiatata, stanno insieme da 5 anni. A detta di tutti sono due bravi ragazzi, senza grilli per la testa, tanto che quell’estate hanno deciso di non andare in vacanza, lei per fare uno stage in un’azienda di Milano e lui per preparare la tesi di laurea in Economia e Commercio. Le rispettive famiglie, invece, sono in ferie da qualche giorno.

I due ragazzi trascorrono la serata del 12 agosto in casa di Chiara, poi Alberto torna da lui a dormire. La mattina seguente Alberto cerca invano di contattare Chiara telefonicamente. All’ora di pranzo si reca presso l’abitazione della ragazza, suona il campanello ma non ottiene risposta. Decide quindi di scavalcare il cancello e, trovando la porta d’ingresso socchiusa, entra.

Davanti ai suoi occhi vede sangue, sangue dappertutto, ma di Chiara nemmeno l’ombra. Seguendo le tracce di sangue Alberto giunge all’imbocco delle scale che scendono in taverna e lì, proprio in fondo a quelle scale, scopre il corpo della ragazza. Indossa ancora il pigiama e non dà segni di vita.

Al loro arrivo i soccorritori non potranno che constatarne il decesso. L’autopsia stabilirà che Chiara è stata uccisa con inaudita ferocia. È stata massacrata con una decina di colpi sferrati con un’arma stretta e appuntita, che non verrà mai ritrovata. Il colpo mortale è stato dato alla nuca e le ha sfondato il cranio.  Chiara è stata uccisa in un arco di tempo che va dalle 9  alle 12 di quel 13 agosto, ma sull’orario preciso della morte non si riuscirà ai a far chiarezza.

In Corte d’Appello passa l’insufficienza di prove

stasi

di Valentina Magrin

tratto da Delitti&Misteri (Anno II, Numero 2, marzo 2013)

L’assoluzione di Alberto Stasi, nonostante sia arrivata dopo che il giudice aveva disposto 4 nuove perizie, è una di quelle che lasciano comunque aperti molti dubbi: “insufficienza di prove”. Che non significa che abbia meno valore, ci mancherebbe, ma indubbiamente rimane qualche buco nero mai chiarito. La Giustizia, lo abbiamo sempre detto, in mancanza di prove certe deve assolvere e con Stasi è successo esattamente questo. Bisogna però dire, a onor di verità, che ci sono molti “particolari”, anche importanti, che sono stati trascurati.

L’ORARIO DELLA MORTE

Il cadavere di Chiara viene trovato da Alberto Stasi poco prima delle 14 del 13 agosto 2007. La morte della ragazza viene fatta risalire a quella stessa mattina: bisogna partire innanzi tutto dalla circostanza che un sicuro segnale in vita di Chiara quella mattina si colloca precisamente alle ore 9.12 con la disattivazione dell’allarme perimetrale e verosimilmente con l’apertura della porta finestra della cucina; altra sicura attività compiuta dalla ragazza quella mattina è l’avere fatto (o comunque iniziata) la colazione, verosimilmente sul divano con la televisione accesa: tale cibo in sede di autopsia è stato rinvenuto ancora nello stomaco, quindi non vi è stato il tempo sufficiente […] per lo svuotamento gastrico. […] Fatte salve le suddette azioni, non sono, invece, emerse evidenze oggettive di altre successive attività che ci si sarebbe ragionevolmente atteso che la ragazza dopo il risveglio e la colazione con il passare dei minuti compisse: come dare luce agli ambienti dell’abitazione […],  abbassare le tende da sole […], cambiarsi di abito, riordinare la casa […]. Il motivo di tale interruzione fra queste due fasi – la prima presente, la seconda in nessuna delle modalità sopra accennate riscontrabile – è più che verosimilmente da attribuirsi, appunto, all’intervenuta aggressione omicidiaria da parte di terzi. E dunque: è più ragionevole affermare che la morte della ragazza si collochi nel lasso temporale immediatamente successivo alla disattivazione dell’allarme perimetrale avvenuto alle ore 9.12 di quella mattina.

LA TELEFONATA DI STASI AL 118

Alle 13.50 Alberto Stasi chiama il 118 e chiede che venga mandata un’ambulanza in via Pascoli. All’operatrice che gli chiede cosa sia successo, il ragazzo risponde: “Credo che abbiano ucciso una persona”: dalla suddetta telefonata emergerebbe un tono “freddo” ed innaturalmente “distaccato” incompatibile con il riferito immediatamente precedente rinvenimento della propria ragazza nelle condizioni in cui effettivamente si trovava. Tuttavia, secondo il giudice Vitelli, non si può non notare il pericolo di cadere in un evidente vizio logico per cui la circostanza indiziante – la dedotta manifesta freddezza di Stasi parlando con l’operatrice del 118 – presupporrebbe, per la sua ragionevole sussistenza, proprio la circostanza (Stasi ha ucciso la propria fidanzata) che dovrebbe, invece, concorrere a provare sia pure in via indiziaria. […] Definire il dato emozionale (scartando le ipotesi alternative) partendo proprio dal thema probandum, significherebbe insomma anteporre la conclusione alla premessa.

Un altro elemento di sospetto nella telefonata al 118 starebbe nel fatto che Stasi, invece di chiamare appena trovato il cadavere di Chiara (come da lui dichiarato nelle prime sommarie informazioni), avrebbe aspettato di arrivare in prossimità della caserma dei carabinieri: questo ritardo, secondo l’accusa, si spiegherebbe col fatto che Stasi sapeva benissimo che era inutile chiamare il 118 perché Chiara era già morta. Tuttavia – spiega il giudice – se Stasi, invece, ha davvero scoperto in buona fede il corpo della propria fidanzata e preso dalla paura, come lui afferma, si allontana sconvolto da quel luogo per “rifugiarsi” in caserma, la circostanza di avere chiamato il servizio del118 uno/due minuti dopo il rinvenimento e di non ricordare esattamente (in sede di sommarie informazioni testimoniali e di dichiarazioni spontanee in qualità di indagato) il momento in cui ha iniziato la telefonata ben può essere coerente e conseguenziale a questa situazione di grande confusione e shock emotivo.

L’ALIBI DI STASI

Purtroppo gli interventi solerti ma poco attenti dei carabinieri hanno determinato la sottrazione di contenuto informativo con riferimento al personal computer di Alberto Stasi pari al 73,8% dei files visibili (oltre 56.000) con riscontrati accessi su oltre 39.000 files, interventi di accesso su oltre 1500 files e creazione di oltre 500 files. Insomma interventi che hanno prodotto effetti devastanti in rapporto all’integrità complessiva dei supporti informatici. Fortunatamente, però, il collegio peritale (ing. Porta e dott. Occhetti) riusciva comunque a ricostruire le attività compiute da Stasi Alberto quella mattina sul proprio computer portatile. Secondo questa ricostruzione vi sono evidenze oggettive della permanenza di Alberto Stasi nella propria abitazione dalle ore 9.35 fino alle ore 12.20 con sostanziale continuità; quindi alle ore 12.46; alle ore 13.26 e alle ore 13.30.

Se Stasi avesse ucciso Chiara (il cui ultimo segnale di vita, ricordiamolo, è alle 9.12, ora in cui avrebbe disinnescato l’allarme), avrebbe avuto, dunque, un tempo massimo di 23 minuti per consumare l’aggressione a danno della propria fidanzata, rientrare in bicicletta […] presso la propria abitazione che dista circa 2km da quella di Chiara ed accendere il proprio personal computer alle ore 9.25. Un tempo veramente esiguo, se si considera che l’azione omicidiaria in questione non può essere considerata irrealisticamente come l’asettica sommatoria della durata dell’aggressione fisica e del tempo necessario per il rientro nella propria abitazione da parte dell’omicida.

LE SCARPE DI STASI

Sulle suole delle scarpe indossate da Alberto Stasi quel 13 agosto 2007 e consegnate agli inquirenti la mattina successiva non sono state trovate tracce di sangue. Per l’accusa questo, paradossalmente, rappresentava una prova a carico del ragazzo, che non poteva non essersi sporcato le suole vista l’abbondante quantità di sangue presente all’interno di casa Poggi. Alberto, sempre secondo l’accusa, avrebbe solo “finto” il ritrovamento del corpo, non entrando in quella casa ma andando direttamente dai carabinieri. Ebbene, ribatte il giudice Vitelli, posto che è verosimile che Stasi abbia volontariamente o meno evitato le 3 pozze più grandi di sangue, per quanto riguarda le macchie più piccole è nel senso di ritenere probabile che buona parte delle tracce di sangue presenti sulla scena del delitto al momento del riferito ingresso di Stasi fosse totalmente o parzialmente secco. Inoltre non è logicamente possibile ricostruire in generale le esatte superfici […] su cui Stasi in quelle complessive ore che vanno dal primo pomeriggio del fatto alla mattina seguente poggiava i piedi, né le caratteristiche concrete di quei passi compiuti da un soggetto peraltro in un’accertata agitazione psico/fisica. […]Insomma, il tentativo volto a dare valenza significativa ad un fatto negativo quando alcune importanti circostanze storico/ambientali sono ignote rende il ragionamento logico/probatorio in merito altamente debole e inaffidabile. Analogo discorso vale per l’autovettura Golf in uso a Stasi con il quale lo stesso si recava dai carabinieri subito dopo il riferito percorso all’interno dell’abitazione della vittima.

LE TRACCE NEL BAGNO

Nel bagno al piano terra di casa Poggi, nel quale è sicuramente transitato l’assassino (data la presenza di impronte di scarpe insanguinate sul tappetino), è stata trovata un’impronta digitale di Alberto Stasi sul dispenser del sapone. Allo stesso modo, su un’altra parte della superficie del portasapone, era presente il DNA di Chiara. Tuttavia questa circostanza, per il Gup, è riferibile alla manipolazione dell’oggetto in data antecedente al fatto delittuoso da parte appunto di più persone che a vario titolo frequentavano la casa in temi e modalità diverse e non conoscibili.

LE IMPRONTE DELL’ASSASSINO

I Ris hanno individuato numerose impronte insanguinate (alcune visibili, altre allo stato latente o semilatente), riconducibili all’assassino, in cucina, nel salottino e in bagno. Tuttavia nessuna delle scarpe sequestrate all’imputato presentano una suola corrispondente alle caratteristiche morfologiche delle suole delle scarpe che hanno prodotto le impronte rinvenute sulla scena del delitto. È emerso inoltre dagli atti […] la circostanza che Stasi Alberto abbia abbandonato a Londra un paio di scarpe che solitamente usava perché ormai logore. Tali scarpe, comunque, non presentavano un disegno a “pallini” come quello rinvenuto sulla scena del delitto.

IL DNA SUI PEDALI DELLA BICICLETTA

Sui pedali della bicicletta in uso ad Alberto Stasi è stato rinvenuto il DNA di Chiara Poggi. Per l’accusa, si tratterebbe del sangue della vittima “trasportato” dalle suole delle scarpe dell’assassino. Per il giudice e i suoi periti, invece, non vi è l’evidenza scientifica che le microtracce successivamente individuate sui pedali della bicicletta (dopo aver isolato il DNA della vittima) siano di natura ematica. Inoltre, non abbiamo elementi processualmente certi per affermare che quel DNA si sia depositato tramite trasferimento dalla scarpa dell’assassino di materiale liberatosi dalla vittima nel corso dell’omicidio oppure che il DNA fosse già presente sul pedale prima dell’omicidio.

LA BICICLETTA NERA

La mattina dell’omicidio, secondo una testimone, alle 9.10 fuori da casa Poggi era presente una bicicletta nera da donna che, poco più di un’ora più tardi (intorno alle 10.20), non c’era più. La bicicletta in uso a Stasi, invece, era da uomo e con colori ben diversi: l’unione del colore bordeaux del telaio con il colore chiaro degli accessori produce più che verosimilmente l’immagine complessiva di una bici dai colori chiari appunto, immagine in netto contrasto quindi con il sicuro ricordo d’insieme di una bicicletta nera. In riferimento a un’altra bicicletta, questa volta nera e da donna, presente nel negozio di ricambi auto gestito dal padre di Stasi, gli inquirenti non notavano corrispondenza con quella descritta dalla testimone e quindi non procedevano al suo sequestro né tale bici veniva interessata da alcun ulteriore atto d’indagine.

IL MOVENTE

Nel computer di Alberto Stasi, come è noto, è stata trovata una grande quantità di materiale pornografico e, in misura minore, pedopornografico. Chiara, che era a conoscenza della passione del fidanzato per la pornografia, verosimilmente ignorava la “deriva” pedopornografica e, se lo avesse scoperto, sicuramente non l’avrebbe approvato. Ma può essere questo il movente del delitto? Potrebbe essere che Chiara, nelle ore precedenti il suo assassinio, avesse scoperto del materiale disgustoso nel computer di Alberto? Il collegio peritale ed i consulenti tecnici di parte hanno concordemente accertato sul piano tecnico informatico che, per quanto attiene a contenuti multimediali afferenti immagini di natura pedo-pornografica, “lo stato di memorizzazione delle immagini di natura pedo-pornografica, alla data del 13-08-2007, implica che dette immagini fossero in stato di ‘avvenuta cancellazione’ e comunque di ‘indisponibilità alla consultazione’ da parte di un utente e pertanto si conviene che in data 12-08-2007 e 13-08-2007 non possono essere state visualizzate immagini di natura pedo-pornografica da Stasi Alberto o da Poggi Chiara”. Ad analoga conclusione sul piano tecnico/informatico gli accertamenti peritali sono giunti con riguardo alla circostanza che la sera del 12 agosto 2007 non sono stati visualizzati filmati di natura pornografica e/o pedo-pornografica sul PC portatile in uso a Stasi Alberto.